Peccaminosa

Io gioco col sospiro, con l’angoscia, col verbo che rimane lì nel gozzo finché poi esplode in un pianto dirotto. Io vivo fino al punto di rottura tra cosa senti e cosa non sentire, tra cosa vedi e cosa non vedere, tra la mia vita e la sua stessa fine”.

 

Un denominatore unico lega sette donne e i loro destini: l’esperienza della colpa, quella che si insinua come un tarlo del pensiero, quella che si radica sino a diventare desiderio, quella che si riaffaccia come riverbero di un passato che ha tradito. Il peccato e la catarsi sono i termini della dicotomia etica che si snoda tra le pagine di Peccaminosa, una silloge di raccontiintrisa di carnalità, di visceralità, di incontinenza emotiva. Eppure i due estremi non sembrano apparire antinomici, ma si configurano come poli di una dualità che ambisce a una conciliazione: la liberazione dalla colpa passa infatti attraverso un’immersione totale e incondizionata nel vizio; non si può aspirare alla redenzione senza una consapevolezza completa e profonda del peccato e delle sue radici “genetiche”.

Le donne di Sandro Capodiferro sono eroine dell’istinto, rappresentanti di una femminilità senza vergogna, che sa esplorare il proprio mondo sommerso senza giudicarlo, che sa guardare alla propria essenza rifuggendo le sovrastrutture della morale, che sa riconoscersi, trasformarsi e perdonarsi. Sono donne di

epoche diverse, interpreti di popoli e culture tra loro lontani, eppure ciascuna di esse porta con sé la propria “spilla”, ora consegnata in eredità

dal passato, ora ricevuta in prestito, ora sottratta con la forza: una spilla che è emblema di quel dolore latente che pungola la coscienza e induce spesso all’abbandono, alla perdita di controllo, finanche allo svilimento. Quel dolore da cui ci si può salvare solo dopo che lo si è compreso e vissuto a fondo.

E tra le storie raccontate la “lingua segreta delle donne” ha occasione di svelarsi, gradualmente: di mostrare il suo lessico peculiare, di liberare la

sintassi che regola le movenze dell’anima, con le sue inconfessate oscurità e le sue secolari fragilità.

Dicono di Peccaminosa

Libreriamo 

 ''Peccaminosa'' di Sandro Capodiferro, antologia di racconti intrisi di carnalità, visceralità ed incontinenza emotiva. Pubblichiamo la recensione di Rosanna Lanzillotti per l’attenta analisi e la personale interpretazione del nuovo libro di Capodiferro (versione integrale qui)

Ida Verrei

Sette donne, sette vite poste a contraltare l’una dell’altra, eppure lontane nel tempo e nello spazio, dall’inizio dell‘800 al secolo attuale, dall’Impero Ottomano, al Cile, passando per Europa e Stati Uniti; sette universi, sette percorsi di peccato e redenzione, destini che si intrecciano legati dalla sottile simbologia di una spilla che intride con delicatezza il tessuto dell’intera narrazione e veicola una carica emotiva che esplode in tutta la sua forza (versione integrale qui)

Cinzia Baldini

Peccaminosa… 

E’ un termine che, a tutta prima, evoca sensazioni forti come la tentazione, il dolore e la sofferenza. Che richiama pulsioni indomite quali la passione o il desiderio, che imbarazza perché proietta immediatamente l’immaginazione verso un universo di primitiva fisicità… e proprio PECCAMINOSA è il titolo della terza fatica letteraria di Sandro Capodiferro. (versione integrale qui)

Gianni Maritati

Per la sua terza prova narrativa, Sandro Capodiferro ha deciso di esplorare di nuovo e con rinnovatovigore espressivo l’universo femminile. Il romanzo s’intitola “Peccaminosa” e anche questo, come “Storie da un sogno” e “Fiori di agave sulla collina delle fate”, è pubblicato dalle Edizioni Libreria Croce. (versione integrale qui)

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© Sandro Capodiferro