Sono due donne, Felicita e Adele, le protagoniste del nuovo romanzo di Sandro Capodiferro: l'una così saldamente ancorata alla terra, granitica e vera, l'altra figlia di una proiezione ideale, immaginifica e libera; la prima eroina di una libertà 'chiusa' che attende una verità nuova per esplodere, l'altra emblema di una prospettiva di vita 'aperta', una vita che ha voluto rischiare pur di scegliere. Due modelli antitetici eppur così sensibilmente affini nella loro ricerca di amore, nell'intensità con cui interiorizzano il reale per farne "consapevolezza", popolano le pagine di questo romanzo "contenitore", in cui si dispiegano temi sociali, ansie esistenziali, parabole psichiche.
Ma Adele è di fatto lo specchio invertito di Felicita, la proiezione di un bisogno, la speranza di una possibilità che, negata nel reale, può invece essere nello spazio fatato della finzione letteraria. Finché la spinta del bisogno, intima e lacerante, saprà deformare il reale secondo gli stessi connotati della finzione e trasformare la letteratura in vita: così la storia di Adele, appresa dalle pagine incantate di un libro bordeaux, entra nella vita "vera" di Felicita, quasi secondo una strategia "bovaristica" inscenata per compensare un vuoto irrimediabile e ormai strutturale. Felicita inizia allora a vivere come Adele: ne assume le sembianze, le idee, gli slanci, la volontà di passare da un "amore per abitudine" all'"abitudine all'amore"; e in ultima istanza ne consuma il destino.
La forza narrativa dell'opera consiste in questo sapiente equilibrio tra realtà e proiezione astratta, tra storia e metastoria, e si intensifica nelle pagine finali in cui l'intreccio si tinge di giallo, aprendosi a rivelazioni inattese. La lingua, calibrata ed elegante, riveste di un sapore "antico", ma mai "passato", una storia modernamente epica.
Patrizia Palese
Un titolo lungo perché possa abbracciare l’universo di due donne che sembrano distanti come distanti sono le stelle fra di loro nell’immensità del cielo. Questa è la prima sensazione che si ha quando si comincia a osservare il dipanarsi della storia di due donne che, nel secondo romanzo di Sandro Capodiferro, animano una realtà molto meno fantasiosa di quello che si può immaginare. (versione integrale qui)
Ida Verrei
Sandro Capodiferro racconta due donne, due vite, due percorsi che convergono in unico universo.Un singolare cammino, uno scivolamento dal reale all’onirico, da una finzione letteraria all’altra. Frammenti di vita che si rincorrono e si intrecciano, quasi un puzzle, dove “il libro” è tragitto, via per la riscoperta del sé sconosciuto, rimosso, tacitato per la sopravvivenza quotidiana. (versione integrale qui)
Cinzia Baldini
Inoltrarsi nella lettura di Fiori di agave sulla collina delle fate, è come misurarsi in un gioco di scatole cinesi. È un libro che al suo interno, contiene un altro libro. Un romanzo che a sua volta racconta un altro romanzo e proprio su questo ritmo del doppio, dell’alternanza e dell’avvicendamento Sandro Capodiferro, autore del volume, ha allestito la sua sapiente regia. (versione integrale qui)