Fiori di agave sulla collina delle fate (recensione di Ida Verrei)
Sandro Capodiferro racconta due donne, due vite, due percorsi che convergono in unico universo. Un singolare cammino, uno scivolamento dal reale all’onirico, da una finzione letteraria all’altra. Frammenti di vita che si rincorrono e si intrecciano, quasi un puzzle, dove “il libro” è tragitto, via per la riscoperta del sé sconosciuto, rimosso, tacitato per la sopravvivenza quotidiana.
Felicita, una donna qualunque, educata al culto della famiglia, degli affetti, dei valori più tradizionali, morbida, materna, ci appare, sin dall’inizio, di una tristezza inconsapevole, una figura- simbolo, come il suo nome, del resto, che richiama la placidità apparente di un mondo malinconico, dove l’unico ideale di
vita è l’equilibrio domestico. Il suo è un universo interiore nascosto, tutto da scoprire, che si percepisce attraverso lievi segnali, pensieri sparsi, memorie, immagini, ritratti del passato che irrompono nella mente, quasi a distoglierla da un presente, ancora negato. Ma a Felicita la vita riserva un incontro, un piccolo libro bordeaux da cui balza fuori, prepotente, Adele, immagine in uno specchio deformato, proiezione inconscia di bisogni e pulsioni. Due donne, mogli e madri, con destini apparentemente diversi, due destini- trappola, entrambe destinate al dramma.
E l’incontro per Felicita si fa confronto, ricerca, scoperta, fino a quando l’irrompere di analogie inquietanti, confonde finzione e realtà, sconvolge la mente, rivela sconfitte senza appello.
Quanto conosce dell’animo femminile l’Autore? Tutto, o quasi, tanto da far dimenticare che chi scrive è un uomo. La sua non è soltanto denuncia di una condizione femminile che persiste anche nei tempi attuali, quanto, piuttosto, analisi compassionevole, fatta con raffinata sottigliezza psicologica, di una crisi di identità, di ruolo, di prospettive. Le due protagoniste, Felicita ed Adele, reale l’una, costruzione fantastica l’altra, così diverse eppure complementari, chiuse ciascuna in una prigione senza uscita, diventano simboli di se stesse e di tutte le altre cui alludono.
Elegante, la scrittura di Sandro Capodiferro, abile nella scelta di strategie narrative. Scrive in terza persona, ma ricorre continuamente al monologo interiore; sicché, mentre il lettore viene trascinato in un’onda di suoni ed immagini, si lascia lentamente trasportare dalle emozioni, da un desiderio di conoscere, di comprendere, di arrivare alla fine. E nel finale, inaspettato e amaro, con un imprevedibile colpo di scena, la follia trasforma il virtuale in reale: “L’agave per anni nasconde un segreto nel cuore: il suo unico fiore, germoglio ignaro dell’intenso dolore che lo fa nascere … mentre lei ne muore”. Resta soltanto la Collina delle Fate.
Sandro Capodiferro ha scritto un bel libro, un romanzo particolarissimo e avvincente. Ma non solo. Rivela anche una sensibilità di vero artista quando sceglie di aggiungere al libro un’appendice con una serie di foto di quadri d’autore con le relative biografie. “L’arte nel suo mistero le diverse bellezze in sé confonde...” E Sandro sa cogliere quel mistero e tradurlo in immagini e parole: “… Credo che l’incontro tra la materia di una creazione artistica e i nostri occhi sia come l’impatto morbido di una dolce risacca su una spiaggia, e che i colori colpiscano la mente, rinnovando nei nostri pensieri dolci ricordi o dolorosi trascorsi …”(cit.)
Ida Verrei.
Intervista all’autore su Romance e non solo
A e A: Ciao Sandro e
grazie per essere stato così gentile ad accettare di fare un’intervista sul nostro blog. Quindi per prima cosa … Benvenuto su Romance e non solo ^^… ti va di presentarti ai nostri lettori?
Sandro: Prima ancora di presentarmi volevo innanzitutto ringraziarvi per questa bella opportunità e per il vostro lavoro, così prezioso per tutti gli appassionati alla letteratura.
Dunque, chi sono? E’ presto detto. Sono un uomo di poco più di quarant’anni che non più tardi di un anno fa ha deciso di mettere su carta una storia, affinché venisse letta da qualcuno che potesse
trarne un beneficio ludico ma non solo. Sono stato sposato con una fantastica donna con la quale ancora oggi condivido appieno una delle esperienze più importanti della vita: mio figlio. Sono anche
un’altra cosa: sono un manager d’azienda che ha sempre cercato di fare dei propri colleghi e collaboratori un patrimonio sul quale investire e dal quale imparare, in una sorta di baratto
esistenziale. Credo di essere anche molte altre cose, come un po’ lo è ognuno di noi, in diverse circostanze, con diversi interlocutori e diversi contesti, ma questo preferisco venga scoperto man
mano, leggendo non soltanto le righe del mio libro ma anche tra di esse. Non sono forse gli spazi vuoti una perfezione di completezza?
A e A: Come è nata la tua passione per la scrittura?
Sandro: E’ nata insieme a me o meglio si è manifestata non appena la scolarizzazione ha reso possibile tradurre in simboli grafici quello che girava nella mia mente di bambino. Il
classico diario è stato il primo testimone di pagine e pagine piene di pensieri teneri e fragili convinzioni che ancora oggi ogni tanto amo rileggere, per non dimenticare quelle sensazioni così
fresche e pure delle quali ogni tanto si ha un po’ nostalgia. Nell’adolescenza e nella prima parte dell’età matura, l’epistolario ha vissuto una sorta di stasi, dovuta forse al poco tempo e troppo
spesso alla pigrizia nella quale ci si rifugia quando non si ha il coraggio di esporsi e cimentarsi in un’altra avventura.
Fin quando un giorno la voglia è tornata e la spinta ha preso forme umane. Era il 16 aprile del 1998. Nasceva mio figlio Adriano. Da quel momento in poi è stato un lungo riavvicinamento allo
scrivere, prima per esprimere ciò che sentivo nella totale libertà di un teatro senza spettatori se non il sottoscritto, poi timidamente pubblicando alcuni versi di accompagnamento alle opere di un
artista contemporaneo, Pietro Olivieri mio amico e raffinato maestro d’arte.
A e A: Come ha preso forma il tuo romanzo? Un sogno, pura fantasia...
Sandro: La storia è molto semplice. Ho sempre avuto una certa predisposizione nel raccontare favole, spesso inventate da me o rivisitate da vecchi testi. Proprio mio figlio, qualche
tempo fa, mi chiese di scriverle e così feci. Ovviamente non persi occasione per farne un testo che contenesse non soltanto una storia di facile comprensione e sicuro appeal per un ragazzo, ma anche
un contenitore di eventi, sensazioni, e interpretazioni della vita, dalle quali lui potesse cogliere spunti nuovi per rielaborare e ristrutturare alcuni concetti fondamentali della vita.
Fu in occasione del natale 2009 che, completata la prima redazione di “Storie da un Sogno”, lo feci stampare per fargliene dono e, approfittando della convenienza che mi veniva offerta dalla
tipografia, ne feci stampare altre 9 copie, sempre da donare ai miei amici e parenti più vicini.
Due o tre copie delle dieci, su suggerimento di alcuni amici, le inviai ad alcuni editori e tra di loro Fabio Croce mi offrì di firmare un contratto con la sua Casa Editrice per la pubblicazione.
Oggi “Storie da un Sogno” è in vendita non soltanto presso la Libreria Internazionale Croce di Roma ma anche presso Feltrinelli ed altre decine di rivendite on line (BOL, IBS, Libreria Universitaria
solo per citarne alcune) ed anche in Germania (Amazon.de, Libri.de). E’ per me davvero una grande soddisfazione vedere come, una comunicazione privata tra un padre e un figlio, possa essere di
interesse comune a tal punto, da avere oggi un pubblico per la maggior parte adulto rispetto all’intento dal quale il libro è nato. E’ il caso di dire che non si smette mai di essere bambini, al
massimo ci si dimentica di esserlo fin quando qualcuno non ce lo ricorda raccontandoci una favola.
A e A: Ti rispecchi nel protagonista? Qual è il messaggio che vuoi lasciare ai tuoi lettori?
Sandro: Più che rispecchiarmi nel protagonista credo di rispecchiarmi un po’ in tutti personaggi del libro. Ho cercato in ogni modo di far intravedere chiavi di lettura che potessero
essere comprese nel migliore dei modi dagli occhi di un ragazzo ma, come dicevo prima, forse preso dall’enfasi della scrittura, ne ho fatto un testo che in chiave fantasy si rivolge comunque ad un
pubblico adulto. Sono adulto ormai da molti anni e ripercorrere le strade del protagonista è stato per me un gioco nel quale confondere la verità e la fantasia in modo potesse essere ad ogni riga una
scoperta. Con “Storie da un Sogno” non ho voluto lasciare messaggi ma ricordare al lettore che ognuno di noi è di per se un messaggio scambiato sulla superficie di un’invenzione attraverso la
profondità delle nostre uniche e originali verità. Potrò sembrare criptico ma … la lettura deve avere il suo mordente no?
A e A: Durante la scrittura dei tuoi romanzi, il luogo dove ti rifugi a scrivere deve essere silenzioso? O preferisci un sottofondo di musica? Hai un’atmosfera particolare che ti
aiuta a rilassarti durante la scrittura?
Sandro: Ovviamente ho anch’io i miei riti e i miei luoghi prediletti per lo scrivere. C’è da dire che il primo spazio da organizzare non è tanto quello logistico ma quello temporale.
Trovare il tempo giusto per dedicarmi a questa attività che, seppur importantissima è comunque per me un second skill, riveste ovviamente priorità rispetto a dove e come potrò agirla nel migliore dei
modi. Di solito preferisco non immergermi nel silenzio per scrivere. Siamo nati tra i rumori e i suoni di un mondo ed escluderli da un momento così importante sarebbe davvero un peccato. No, di
solito ascolto musica o accendo il televisore su uno di quei canali che trasmettono vecchi film, da ascoltare più che da vedere e alla fine di ogni capitolo … uno sguardo fuori al mio terrazzo dal
quale vedo un cielo tanto grande da riempirmi di ciò che dopo diventerà scrittura.
A e A: Quali sono i tuoi progetti futuri o idee in cantiere? Naturalmente solo se puoi e vuoi renderlo noto ai lettori ^^
Sandro: Ho quasi finito di scrivere il mio secondo libro sul quale però preferisco non dire altro, se non che si tratta di un noir quindi in totale contrapposizione rispetto al mondo
così colorato di “Storie da un Sogno” ma sicuramente altrettanto avvincente e stimolante. . Un’altra cosa che vorrei condividere è il progetto di una presentazione da effettuare in Germania tramite
la professoressa di un istituto di lingue che mi sta aiutando nella diffusione del testo, facendolo leggere ai suoi corsisti, sembrerebbe con ottimi risultati.
A e A: Bene con questo è tutto… Ti ringraziamo di cuore per la tua disponibilità Sandro. In bocca al lupo per il tuo lavoro. C’è qualcosa che vorresti ancora aggiungere?
Sandro: Grazie ancora a voi e a tutti quelli che ospiteranno “Storie da un Sogno” nella propria libreria e le sue parole nella propria quotidianità. Non c’è regalo maggiore che
l’essere accolti e ascoltati, no?